LA TUSCIA

Tuscia era la denominazione attribuita all’Etruria dopo la fine del dominio etrusco. Si tratta di un vasto territorio che si distingue per i suoi luoghi incontaminati, per la presenza di importanti siti archeologici, suggestivi borghi medioevali, ville e giardini cinquecenteschi e per i suoi sapori inconfondibili.

La cucina nella Tuscia, vista la particolare posizione geografica di questo territorio, può considerarsi una ben riuscita mescolanza di sapori, odori e semplicità che ci rimandano alla cucina romana, toscana ed umbra. Il piatto tradizionale è l’acquacotta composta da quattro elementi fondamentali: pane casareccio raffermo, verdure selvatiche prime fra tutte la cicoria di campo (insieme con patate, pomodori, cipolla), mentuccia ed olio extra vergine di oliva.

La provincia di Viterbo vanta 6 D.O.C. vitivinicole tra cui il Tarquinia, l’EST! EST!! EST!!! e l’Aleatico di Gradoli. L’olio d’oliva extra vergine è tra i prodotti della Tuscia più conosciuti in Italia, il Canino D.O.P. è la varietà di olio extra vergine di oliva più saporito e conosciuto della zona. Non dimentichiamo le nocciole e le castagne dei Monti Cimini, il pesce dei laghi (tinca, persico e coregone), l’anguilla di Bolsena ed i funghi: i porcini che crescono principalmente lungo le pendici dei Monti Cimini ed i ferlenghi abbondanti nella zona di Tarquinia e Monte Romano.

Tarquinia e…

Il Lido

Tarquinia Lido, situata a 5 Km dalla città è dotata di una spiaggia sabbiosa e dispone di innumerevoli infrastrutture funzionali. Il centro balneare è ricco di alberghi, numerose ville e impianti campeggistici e sportivi, immersi in una pineta e affacciati sull’arenile.

Gravisca

Sulla costa, in prossimità del Porto Clementino, si trovano i resti dell’emporion etrusco di Gravisca. Sono visibili i resti di un importante luogo di culto, situato ai margini della colonia romana, dedotta nel 181 a.C., sui resti di un precedente insediamento etrusco. Il santuario, frequentato dal 600 a.C. al III secolo a.C., è articolato in vari edifici di culto dedicati a divinità greche ed etrusche.

Porto Clementino

Imponenti ruderi si insinuano nel mare e testimoniano la presenza di un’antica struttura portuale: porto della romana Gravisca ricostruito e potenziato sotto il pontificato di Pio II (1458-1464), era difeso da una torre circolare, i cui resti, a causa dell’arretramento della linea di costa sono finiti in mare. Il nome deriva dalla ristrutturazione realizzata ad opera di Clemente XII nel XVIII secolo. È stato distrutto nel corso della seconda guerra mondiale.

La Civita

La città etrusca di Tarquinia (in etrusco Tarkna) era situata a circa dieci chilometri dalla costa, dove era ubicata Gravisca, il porto principale, importante emporio del Mediterraneo. L’abitato che occupava, in estensione, circa 140 ettari, era situato su un colle, denominato Pian di Civita, dominante la valle del fiume Marta, emissario del lago di Bolsena e navigabile dal mare fino alla città Pian di Civita è diviso dalla costa dal lungo e parallelo colle dei Monterozzi, sede delle necropoli storiche, sul cui sperone occidentale si insedia la città medievale di Corneto e l’odierna Tarquinia. La felice posizione geografica contribuì alla sua fioritura ed alla sua affermazione in quanto l’abitato etrusco aveva agevoli contatti anche con il retroterra attraverso la vallata del fiume Marta. Il suo territorio si trovava in posizione strategica tra i territori di altre due potenti citt?stato etrusche: Cerveteri a sud e Vulci a nord.Il paesaggio della campagna tarquiniese, geologicamente molto complesso, si distingue da quello degli altri centri dell’Etruria, in prevalenza posizionati in territori tufacei. Sul pianoro di Pian di Civita si può ammirare il basamento del tempio denominato “Ara della Regina”, risalente al IV secolo a.C. della cui decorazione fittile facevano parte i Cavalli Alati, oggi esposti nel Museo Nazionale di Tarquinia.

La Necropoli

Le tombe dipinte rappresentano un aspetto peculiare della cultura artistica etrusca, unico esempio della pittura parietale antica, conosciuta attraverso la testimonianza delle fonti. Gli affreschi presenti all’interno delle tombe dipinte di Tarquinia sono l’unico esempio coevo, contemporaneo alla grande pittura greca, pervenuto fino a noi. Ad oggi si ha conoscenza di 180 tombe etrusche con pitture parietali: 140 si trovano a Tarquinia. Soltanto Tarquinia ci offre dunque una cospicua serie di monumenti che dall’età arcaica (VI secolo a.C.) scendono sino alla fine dell’età repubblicana romana (met?I secolo a.C.), rivelando in questa città l’esistenza di una fiorente ed ininterrotta tradizione pittorica. Questo enorme patrimonio non solo artistico ma anche storico rappresenta uno spaccato sulla vita di 3.000 anni fa ed è stato inserito dal 2004 dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Attualmente sono accessibili 19 ipogei nella porzione di necropoli, aperta al pubblico, in località Calvario. Dal mese di marzo fino ad ottobre sono aperte straordinariamente, con la collaborazione del Comune, quattro tra gli ipogei più conosciuti: tomba dei Tori, degli Auguri, del Barone, e il fondo Scataglini, accessibili con visite guidate.

Il Museo Nazionale Etrusco

Il Museo Nazionale Etrusco è ospitato nel Palazzo Vitelleschi, risalente al XV secolo. L’esposizione è collocata sui tre piani del palazzo. Gli ambienti al piano terra accolgono, in sequenza cronologica, i materiali in pietra appartenenti alle collezioni del museo tra cui sarcofagi, databili dalla metà del IV secolo a.C. Da porre in evidenza la sala 10 che contiene i sarcofagi di maggior pregio, alcuni dei quali scolpiti in marmo greco, appartenuti ad alcune delle famiglie più in vista della Tarquinia della metà del IV secolo a.C.: i Partunu Al primo piano sono esposte le suppellettili provenienti dagli scavi delle necropoli. La visita inizia dall’ultima stanza del ballatoio dove sono raccolti i materiali più antichi, risalenti al periodo Villanoviano (IX-VIII secolo a.C.) Le sale successive sono disposte in ordine cronologico, quindi procedendo si possono ammirare i reperti databili al periodo orientalizzante ( fine VIII-VII sec. a.C.); i vasi importati dalla Grecia dalla fine dell’VIII al VI sec a.C.; la ceramica etrusco-corinzia che gli etruschi producevano ad imitazione della greca ed il bucchero, la tipica ceramica etrusca, riproduzione economica del vasellame bronzeo. A seguire le ceramiche di importazione provenienti dall’Attica, eseguite con la tecnica a figure nere e a figure rosse, databili dal VI secolo a.C. In una vetrina del Salone delle Feste è raccolta una scelta di monete etrusche di bronzo, fuse e coniate e le monete d’oro risalenti al tardo impero romano, ritrovate negli scavi della colonia romana di Gravisca, dedotta nel 181 a.C. Procedendo nelle sale seguenti si possono ammirare reperti di produzione locale, sia ceramici che metallici: specchi, balsamari, suppellettili. Nell’ultima sala sono raccolti gli ex voto, doni offerti alla divinità o per ricevere una grazia o per grazia ricevuta, provenienti dal santuario dell’Ara della Regina. Al secondo piano si trova un loggiato quadrangolare dal quale si può godere una magnifica vista sulla città e sulla campagna. In un gruppo di sale climatizzate sono conservati i dipinti di alcune tombe distaccate: Triclinio, Bighe, Olimpiadi , Nave. Nel salone delle Armi sono esposti i Cavalli Alati, alto-rilievo fittile databile al IV secolo a.C., che faceva parte della decorazione del tempio dell’Ara della Regina. Completa l’esposizione una scelta di reperti rinvenuti nei grandi scavi di Tarquinia, gestiti dall’Università di Milano per quanto riguarda la città etrusca e l’Università di Perugia per quanto riguarda il sito dell’emporion e porto di Gravisca.

Le Saline

La Riserva Naturale di Popolamento Animale “Salina di Tarquinia” è stata istituita nel 1980, con il preciso scopo di salvaguardare l’ambiente e favorire il ripopolamento di alcune specie animali. L’area si estende per circa 170 ettari, coprendo una fascia litoranea nel comune di Tarquinia, compresa tra la foce del Fiume Marta e quella del Fiume Mignone; si presenta come un’area umida di grande valore naturalistico, a carattere in prevalenza sabbioso, in cui compaiono la vegetazione tipica della duna costiera e degli ambienti della salina. È possibile osservare diverse specie di uccelli, stanziali e migratori: la garzetta, l’airone cinerino, il fenicottero rosa, il cavaliere d’Italia e la sgarza ciuffetto. Il borgo delle saline di Tarquinia iniziò a sorgere sul finire del XIX secolo con lo scopo di realizzare un adeguato insediamento abitativo per ospitare gli operai che lavoravano all’interno dell’impianto. Oltre agli edifici abitativi, si rese necessaria la costruzione di un presidio di guardia con lo scopo di sorveglianza, di una sede per gli uffici direzionali ed amministrativi, di un monumentale palazzo per le botteghe e l’osteria. Non meno importante fu l’edificazione della scuola e di un edificio ricreativo. Nel primo trentennio del XX secolo vennero realizzati gli ultimi edifici del borgo: la chiesa, la cisterna per l’approvvigionamento idrico ed il fabbricato dei “Sali scelti”.

La Roccaccia

La Roccaccia è il polmone verde della città ed è costituita da circa 1200 ettari di bosco, occupati in prevalenza da cedui di cerro con latifoglie varie e da fustaie di conifere. Pascolo naturale dei bovini maremmani dal manto grigio e dalle corna a forma di lira, la Roccaccia è così denominata in ricordo dell’antica “Rocca Jorii”, un castello medievale distrutto dai cornetani nel corso del XIV secolo. La Roccaccia è il luogo di lavoro del buttero, leggendaria figura addetta al bestiame che da sempre con passione e abnegazione accudisce, in sella ai meravigliosi cavalli maremmani, le mandrie allo stato brado, immerse nel fitto dei boschi. Dal 2009 è stato realizzato il sentiero didattico – naturalistico “Lucignolo”, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado e a chiunque voglia godere dello spettacolo meraviglioso che offre l’ambiente incontaminato.

Enogastronomia

Cenni Territoriali

Accanto all’aspetto storico e archeologico un ruolo importante riveste la produzione ortofrutticola e l’enogastronomia. Tra i più rinomati prodotti coltivati nelle fertili pianure locali meritano una menzione particolare i carciofi, i pomodori, i peperoni, i finocchi e gli asparagi. Tipico di questa zona della Tuscia, particolarmente apprezzato per realizzare ottimi piatti, è il fungo Ferlengo (pleurotus ferulae) che cresce spontaneamente nel terreno calcareo tarquiniese. I piatti tipici che si possono gustare sono l’acquacotta, conosciuta come la zuppa del buttero; piatti a base di carne o pesce e dolci tradizionali come la pizza di Pasqua dal caratteristico profumo di cannella, i panpepati e i biscotti di Natale a base di frutta secca. Produzioni emergenti, degne di menzione, sono quella vinicola con ottimi bianchi e rossi doc, l’apicultura, la produzione di una pasta realizzata con grano duro maremmano, l’allevamento di lumache e la coltivazione della lavanda che trova largo impiego in vari settori di produzione.

Vini

VINI DOC DELLA TUSCIA:

  • Aleatico di Gradoli
  • Tarquinia
  • Orvieto (la cui zona di produzione si estende per gran parte nella provincia di Viterbo)
  • Est! Est!! Est!!!
  • Colli Etruschi Viterbesi
  • Vignanello
  • Cerveteri (per la provincia di Roma)

VINI IGT DELLA TUSCIA:

  • Civitella d’Agliano
  • Colli Cimini
  • Lazio

Olio

OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA DOP:

  • Canino: è ottenuto dalle varietà di olivo Canino, Leccino, Pendolino, Maurino e Frantoio. La zona di produzione è localizzata nella provincia di Viterbo e include tutta la superficie dei seguenti Comuni: Canino, Arlena di Castro, Cellere, Ischia di Castro, Farnese, Tessennano, e parte della superficie dei comuni di Montalto di Castro e Tuscania.
  • Tuscia: è ricavato da olive di tre varietà (Frantoio, Canino e Leccino) presenti per almeno il 90%, da sole o insieme a seconda della produzione dei singoli oliveti. Si ammette la presenza di altre varietà (Moraiolo e Pendolino) in percentuale massima del 10%. Per questo motivo si potranno avere piccole variazioni a seconda della zona di raccolta.

Prodotti Tipici

FORMAGGI: Caciotta dolce della Tuscia, Pecorino della g, Pecorino romano DOP, Ricotta della Tuscia.

PESCI DI LAGO: Anguilla di Bolsena, Coregone del Lago di Bolsen

CARNI: Agnello della Tuscia, Carne di bovino maremmano, Coniglio Verde “Leprino di Viterbo”.

SALUMI: Capocollo della Tuscia (o lonza), Coppa di testa della Tuscia, Guanciale della Tuscia, Porchetta arrotolata della Tuscia, Prosciutto della Tuscia, Salame cotto, Susianella di Viterbo.

VEGETALI: Fungo Ferlengo di Tarquinia, Aglio rosso di Proceno, Asparago di Canino, Carciofo di Tarquinia, Cece di Valentano, Fagiolo del Purgatorio di Gradoli, Farro di Acquapendente, Grano duro della Maremma Viterbese, Lenticchie di Onano, Patata Alto Viterbese, Marrone dei Monti Cimini, Nocciola dei Monti Cimini.

Da non dimenticare il tipico Miele del Monte Rufeno.

Dolci

Tra i dolci tipici della Tuscia, naturalmente, trovano ampio spazio quelli preparati a base di nocciole e frutta secca come:
Tozzetti di Viterbo alle nocciole, Pangiallo della Tuscia, Pane del Vescovo, Panpepati.

Altri dolci molto tipici sono:
Pizza di Pasqua, Ciambelline all’Anice, Biscotti detti “Bottoni di Lavanda”.

Piatti Tipici

Tra i piatti tipici regnano sicuramente:

  • La “misticanza”, o insalata di campagna, a base di: acetosella, borragine, bucalossi, caccialepri, cicoria e crescione.
  • L’acquacotta, o zuppa del buttero, preparata esclusivamente con i prodotti dei campi (cicoria, patate, cipolle, aglio, pomodori maturi, mentuccia, peperoncino, uova) bolliti in acqua e serviti su fette di pane raffermo con olio extra vergine d’oliva a crudo. E’ un piatto maremmano che ha molte varianti relazionate alla stagionalità dei prodotti, come ad esempio quella che prevede gli asparagi in sostituzione della cicoria.
  • Le Frittelle di Riso della Tuscia, preparate soprattutto durante il carnevale, a base di riso, uova, latte, uva passa e cannella.